“Sono a casa da due mesi. Ho dei bambini piccoli e non vedo l’ombra di uno stipendio, ma di noi, dei lavoratori dell’indotto di Fincantieri i sindacati si sono dimenticati. Il nostro dramma viene ignorato”, un nome di fantasia, Antonio, ma la storia è tutt’altro che fantasiosa, raccontata dalle pagine di Metropolis Quotidiano di questa mattina.
180-190 ORE DI LAVORO AL MESE A 9 EURO L’ORA
“Non voglio essere identificato altrimenti rischio di non tornare al lavoro. Il 30 marzo è scaduto il contratto ed io non ho accesso alla disoccupazione. Sono operaio specializzato da 20 anni. Quello che ho conquistato me lo sono guadagnato. Ho sempre lavorato, io riesco a fare anche 180-190 ore di lavoro in un mese, a nove euro l’ora. Porto a casa uno stipendio dignitoso per sapendo della precarietà del lavoro. Ma credetemi, forse non tutti lo sanno, 180 ore di lavoro in un cantiere sono massacranti”. Una storia, quella raccontata attraverso le pagine giornale cittadino cittadino più letto che conclude con l’ennesimo appello a quei sindacalisti, che sembrano oramai scomparsi all’interno del cantiere stabiese: “I sindacalisti se ne ‘fottono’ di noi dell’indotto. Non siamo tutelati. Se qualcuno viene messo fuori dalla fabbrica non c’è un delegato che si alzi per difenderlo. Prima non era così”.